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25 Paesi una sola anima

Dal I° Maggio è nata una nuova europa

 

 

Dal 1° maggio abitiamo in un Paese di 450 milioni di abitanti!

No, non è una boutade ma una semplice constatazione, perché a tanto ammontano i cittadini dei 25 Stati facenti parte dell'Unione Europea: il doppio degli USA e quasi il triplo della Russia, tanto per intenderci.

Certo, si potrebbe fare l'obiezione che questi ultimi due sono delle Nazioni, mentre nell'UE ciascuno Stato mantiene la propria completa  indipendenza ed autonomia. Ma a ben guardare le cose non stanno proprio in questi termini: primo perché Russia e Stati Uniti sono stati  federali, al

 

 

cui interno vi sono delle realtà che mantengono ampi margini di indipendenza dal potere centrale (la famosa Cecenia, ad esempio, è una Repubblica con un proprio presidente); secondo perché il processo di integrazione europea, quando verrà a breve approvata la Costituzione, porterà ad un'Unione non solo economica ma anche politica.

Insomma, stiamo attraversando una fase storica eccezionale, di cui l'adesione dei 10 nuovi paesi divenuta operativa lo scorso primo maggio rappresenta un passaggio fondamentale. A meno di sessant'anni dalla fine di un conflitto che ha provocato milioni di morti e ha lacerato le coscienze delle popolazioni del vecchio continente, si è trovata la forza di mettere da parte rancori secolari e di unirsi per creare un luogo dove il rispetto dei diritti umani sia sempre al primo posto (non dimentichiamo che, tra le altre cose, uno Stato per aderire all'Unione Europea deve necessariamente eliminare la pena di morte dal proprio ordinamento).

Un luogo dove le frontiere, il concetto stesso di frontiera, appartengono sempre di più al passato, e le persone possono liberamente circolare, stabilirsi e lavorare.

E al tempo stesso un soggetto che vigila al rispetto delle regole della concorrenza, che combatte i monopoli e assicura un corretto e leale funzionamento del mercato.

E, infine, un soggetto che sta affermando anche la propria identità di potenza politica a livello mondiale, un ruolo che tutti i paesi europei avevano completamente perduto dopo la seconda guerra mondiale e la formazione dei blocchi contrapposti con a capo Stati Uniti ed Unione Sovietica.

Ora il mondo è cambiato, ed è cambiato anche il ruolo dell'Europa. Di questo nuovo soggetto siamo tutti cittadini, e la dimostrazione è che se decidiamo di andare a lavorare in un altro paese dell'Unione godiamo degli stessi diritti di chi già ci abita da generazioni. Un fatto a cui ci siamo ormai abituati e che può ormai apparire banale, ma che in realtà costituisce un'opportunità immensa per tutti noi europei.

Non è poi da sottovalutare l'apporto, sotto il profilo storico e culturale, determinato dall'ingresso dei nuovi dieci paesi, soprattutto quelli dell'Est Europa. Popoli con tradizioni, anche recenti, assai diverse dalle nostre, che hanno deciso di entrare a far parte della grande comunità dei popoli del vecchio continente.

Già, il vecchio continente. Culla della civiltà moderna ma relegato per decenni in secondo piano e diviso da una cortina di ferro. Tutto questo appartiene fortunatamente solo al passato, ad un passato che ci auguriamo non debba mai tornare.

Un benvenuto, dunque, alla Lituania, all'Estonia, alla Lettonia, alla Polonia, alla Repubblica Ceca, alla Slovacchia, all'Ungheria, alla Slovenia, a Cipro (solo alla metà greca, purtroppo) e a Malta. Benvenuti in una grande comunità dove si parlano più di dieci lingue, ma dove l'anima è una sola.



 

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